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MessaggioTitolo: ..::Obliivon Ps3::..   ..::Obliivon Ps3::.. Icon_minitimeMer Gen 23, 2008 11:50 pm

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l capolavoro Bethesda arriva su PS3.

Oblivion è indubbiamente un ottimo gioco, ed un numero altisonante di copie vendute, i favori della critica e i vari epiteti attribuitigli (miglior rpg del 2006) sono là a confermarlo, tanto che questa versione che ora andremo a trattare era attesa con fermento dall’utenza videoludica tutta,che ancora non aveva avuto modo di saggiare la versione PC o quella per Xbox 360. Rinfrescare la memoria al giocatore a riguardo del prodotto Bethesda sarebbe però inutile, perché è difficile dimenticare una tale esperienza ludica che noi di Ludus a suo tempo abbiamo etichettato come “il punto più alto della parabola per quanto riguarda gli action RPG”, o come “un titolo capace di rapire l’attenzione completamente ed estraniare dalla vita sociale”, mentre ora a un anno di distanza ci troviamo a soffermarci sulla bontà delle nostre parole con aria compiaciuta. Ad un mese dal suo arrivo sul suolo europeo, la saga di The Elder Scrolls si presenta quindi sulla console next-gen di casa Sony, forte di un successo di critica e pubblico in ambito Xbox 360 e PC senza eguali, con cambiamenti però di poco conto che, è doveroso avvisare, non giustificano un ulteriore esborso economico per chi ha già camminato per le lande di Cyrodii. Le novità riguardano alcune migliorie al reparto grafico, l'espansione Knights of the Nine e un ottimizzazione dei caricamenti. Potremmo annoiarvi parlandovi della lunga fase di gestazione di questo titolo, dei suoi continui ritardi, dell’hype generato in più di tre anni di lavoro o dell’imponente quantità di materiale rilasciato sottoforma di immagini e filmati. Tuttavia, l’arrivo di Oblivion, proprio come una poderosa passata di spugna lava via tutto il grigiore del passato. È tempo di decidere le sorti di un impero…


Close shut the door of Oblivion.
La sfortuna di trovarsi in una cella delle fredde carceri della Città Imperiale, la fortuna che proprio nella nostra cella si celi un passaggio segreto e che l’imperatore con al seguito la sua guardia armata tenti proprio da quel passaggio di sfuggire ad un gruppo di sicari. La vicenda ha inizio da questo tetro e umido luogo che normalmente preclude il futuro, ma che invece segna profondamente il futuro di un uomo, le sorti di un impero, il destino della terra di Cyrodiil. Attraverso un cunicolo segreto si apre l’avventura del nostro caro protagonista fuggiasco, individuo reietto imbattutosi in un’impresa più grande di lui. Le ultime parole dell’imperatore risvegliano nell’ex brigante l’ardore degli eroi: “Bisogna chiudere i cancelli di Oblivion”. Riuscirà il nostro temerario personaggio a… già, ma a far cosa? Chiudere i cancelli di Oblivion ricacciandoci dentro tutte le presenze demoniache che ne sono fuoriuscite? Approfittare della libertà acquisita e rituffarsi nei crimini più disparati? Diventare un eroe, un gladiatore, o un semplice armaiolo? Oblivion è un gioco che esula dal concetto di trama limitata, piattume, filo conduttore precostituito, linearità. Come degno figliolo di quel Morrowind, gioco dell’anno 2002 e indimenticabile capolavoro, Oblivion ha imparato l’arte della molteplicità sviluppandola fino a divenirne maestro e a superare per fama e importanza anche il suo illustre predecessore.
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Le mille facce del protagonista
Un’ ora e mezza: questo è il tempo medio che necessita la creazione del proprio personaggio, grazie a un editor che potrebbe fare tranquillamente concorrenza ai vari PES, Smackdown Vs Raw, Tiger Woods. Certo, è possibile eseguire lo skip veloce e selezionare una delle configurazioni base, ma il fascino di ricreare in ogni minimo dettaglio il proprio alter ego virtuale si rivela imbattibile. Dopo aver scelto una delle razze tra umani (Bretoni e Nord), Elfi (chiari o scuri), Kaijit (gli uomini felini) od orchi sarà possibile selezionarne tutte le caratteristiche fisiche, dalle dimensioni e i tratti facciali al taglio di capelli, dalla carnagione al colore degli occhi. Terminato l’editing grafico e dopo le prime battute di gioco, durante la fuga potremo selezionare altre caratteristiche, questa volta riguardanti la psicologia, le abilità e la classe di appartenenza. Guerriero, mago, ladro o negromante (ce ne sono parecchi altri), il giocatore dovrà selezionare il segno di nascita del proprio personaggio, che gli conferirà una speciale attitudine verso una particolare abilità. La classe di appartenenza potrà essere selezionata tra una lista prestabilita oppure plasmata manualmente impostando le abilità di base e i loro valori.

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Varietà, varietà e ancora varietà
Si rimane basiti di fronte alla quantità di azioni da compiere e di oggetti da raccogliere e usare. Questo è il concetto che sintetizza, forse oltremodo, l’esperienza di gioco alla quale si accingono tutti i neo possessori di Oblivion. La quest principale seppur intrigante e interessante è nulla in confronto all’interezza del gioco Bethesda, un’avventura che sarebbe un delitto definire semplicemente videogioco, un esperienza talmente immersiva da catturare l’attenzione in maniera completa. Le vicende della morte dell’imperatore Uriel Septim, dell’apertura dei cancelli di Oblivion e della ricerca sfrenata del successore al trono si sviluppano in una serie di obiettivi che costituiscono l’enorme quest principale. Quest’ultima tuttavia non è che una goccia nell’oceano se confrontata con la marea di side quest, sottoquest e sottomissioni presenti. Il nostro protagonista potrà decidere di entrare a far parte di una gilda (maghi, guerrieri, ladri, assassini) o potrà continuare da solo, per la sua strada; dovrà decidere se seguire per filo e per segno la trama principale o disinteressarsene per intraprendere centinaia di altre avventure, dalla conquista dei dungeon (centinaia in tutto il gioco) alla ricerca di oggetti antichi e pietre preziose, dalla collezione di libri, trattati, lettere e pergamene, tutte rigorosamente tradotte in italiano, al mercato e alla compravendita, dalla carriera come praticante armaiolo o alchimista alla vita da gladiatore nell’arena o semplicemente la ricerca di una casa e un lavoro. Alle volte si perderanno delle ore semplicemente a esplorare le stupende locazioni, a piedi o a cavallo o, perché no, sul leggendario unicorno. In questo senso ci viene in aiuto un mondo, quello di Cyrodiil, talmente vasto e sconfinato da far perdere completamente l’orientamento, rendendo indispensabile l’utilizzo della mappa in ogni minima occasione. Così le venti/venticinque ore promesse di quest principale salgono a due/trecento se si desidera giocare il titolo sino in fondo per scoprire tutto il possibile e stillare ogni minima goccia del suo delizioso succo.


Il sistema di combattimento e i parametri
Innanzitutto bisogna dire che dal passaggio da Xbox 360 a PS3 il sistema di controllo non ha subito modifiche in negativo, adattandosi perfettamente al SixAxis e relegando al tasto R1 l'attacco ed L1 la parata. Con R2 invece si evocano le magie, ed il D-Pad è adibito alla selezione di equipaggiamenti ed incantesimi precedentemente impostati. Ma veniamo a noi: ridisegnato e migliorato in ogni suo aspetto, il sistema di combattimento riesce a mostrare l’azione più spettacolare e al tempo stesso ragionata che mai sia apparsa in un rpg. Lo stile di lotta sarà dovuto in principio dalla classe e dalla razza di appartenenza del proprio protagonista che garantiranno un’attitudine più incentrata sugli incantesimi piuttosto che sulle armi da mischia. Tra le decine di parametri presenti ce ne sono svariati che riguardano le abilità fisico/atletiche e di combattimento: dalla forza, che regola il peso massimo che è possibile portare piuttosto che l’attitudine ad una armatura leggera o pesante o la grandezza e il peso dell’arma da utilizzare, all’agilità che permetterà di muoverlo più o meno velocemente a seconda della quantità di oggetti e la massa dell’inventario, alla magika, ovvero il potere magico con il quale effettuare incantesimi, sortilegi, evocazioni. Preparata al meglio l’esperienza marziale curando in maniera puntigliosa il proprio equipaggiamento, una volta di fronte al nemico bisognerà sfruttare a dovere l’arma in dotazione, rimanendo distanti se muniti solo di arco o magie, avvicinandosi in prossimità se muniti di spada e scudo. Oltre al combattimento, tutte le altre azioni che è possibile compiere durante il gioco sono regolate da parametri, ed ogni qual volta un’azione verrà eseguita, la relativa abilità verrà incrementata. Dopo un certo numero di incrementi sarà possibile salire di livello e diventare più forti, veloci e intelligenti. Questa caratteristica è stata gestita in maniera intelligente dagli uomini Bethesda. Ad ogni aumento di livello del personaggio, anche il livello generale di mostri e nemici aumenta, prevenendo il fastidioso problema dell’upgrade sfrenato e della conseguente perdita di difficoltà agli alti livelli. Non soltanto l’IA è stata realizzata in maniera accurata, ma la difficoltà del gioco rimane sempre e costantemente elevata.
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Hai portato la macchina fotografica?
Il lavoro di tre lunghi anni da parte di Bethesda ha portato i risultati sperati. E' doveroso però ammettere che le differenze tra la versione PS3 e quella 360 sono minime, con a volte diverse tonalità di colori, alcune ottimizzazioni delle strutture poligonali e davvero poco altro. Molti bug grafici sono qua riproposti, ma in ogni caso il comparto grafico è di quelli che non si dimenticano, specie per i paesaggi che i programmatori hanno gentilmente deciso di regalarci, dei veri e propri scorci di paradiso. Solitamente in questi casi si utilizza il termine “da urlo”, ma in realtà questi spettacoli, ognuno dei quali potrebbe essere immortalato e riprodotto in cartolina, suscitano l’effetto contrario, lasciando il giocatore immobile e silente ad apprezzarne ogni minimo aspetto, qualunque sfumatura, anche minima. Se Morrowind, per una ragione in primo luogo stilistica e secondariamente di prestazioni, era caratterizzato da paesaggi molto meno rigogliosi, non meno evocativi ma sicuramente più brulli e aridi, Oblivion è il trionfo della natura e delle ambientazioni bucoliche, teatro della vita campestre tra ampie distese d’erbe e fiori, boschi ed alberi coperti di foglie, ognuna delle quali si muove al soffio della brezza. Fra laghi, fiumi e distese innevate non mancano le città, ognuna costituita dalle sue caratteristiche ambientazioni, piene di case, negozi, monumenti. E poi i dungeon. Numerosi, enormi e ramificati sotterranei o fredde e umide spelonche si sviluppano nel sottosuolo anche per chilometri esibendo ancestrali rovine, fogne, celle ognuna con la sua storia, il suo stile, le sue tipiche fattezze. È possibile perdersi tra passaggi infestati da ratti e goblin, tombe popolate di vampiri, sotterranei zeppi di non morti. E in questi vi è il trionfo del celato, nel nascosto, con passaggi segreti, porte e cancelli chiusi, trabocchetti e pericoli ad ogni piè sospinto. Non certamente un ruolo secondario ricoprono personaggi, creature e mostri, ognuno dei quali costruito in maniera esemplare, ricco di particolari come in poche altre produzioni, adornato di qualsivoglia abito, corazza, ciondolo ed armato con archi, spade, pugnali, mazze e martelli da guerra, ciascuno dei quali è un piccolo capolavoro. Dispiace profondamente la costante compravendita dei suddetti gioielli che per rendere più leggero il personaggio e liberarlo da pesi ingombranti e pezzi obsoleti e superati, lo priverà anche di un oggetto che potrebbe tranquillamente essere conservato in una teca di cristallo in bella mostra. Anche gli effetti speciali non sono da meno e un esempio pratico lo si ha ai cancelli di Oblivion, con il cielo che si tinge del sangue di un tramonto perpetuo e tutto intorno vi è un trionfo di luci e fiamme. Ci si potrebbe dilungare parlando dell’acqua, delle foglie, delle fronde e dei ciuffi d’erba in movimento, del fuoco, del riverbero del sole sulle lame, dei bagliori degli incantesimi, ma si finirebbe per scriverci un’enciclopedia. Complessivamente un’opera d’arte, il gioco però ha una fluidità altamente incostante mostrando, seppur in forma lieve e non certo fastidiosa, alcuni dei difetti più celebri, dai rallentamenti al clipping, piccolo prezzo da pagare per un motore grafico che deve gestire tonnellate di elementi e animazioni, nonché un campo visivo che si perde per chilometri.


Qualche baco in un gigantesco capolavoro
Più si osa, più aumenta la probabilità di sbagliare. Questo il succo del discorso che può essere affrontato per quel che concerne i bug di Oblivion. Si, perché questo capolavoro senza precedenti, senza alcun’ombra di dubbio stella più luminosa dell’intero firmamento videoludico dagli albori ai giorni nostri, ha al suo interno svariati bug, errori di valutazione che tuttavia non minano in alcun modo l’esperienza ludica, anzi si perdono in un mare di magnificenza. Oltre agli errori grafici già citati è possibile trovare alcuni insignificanti errori di programmazione, specie derivanti dall’architettura di alcuni fondali entro i quali il personaggio o alcuni suoi avversari o nemici rimangono incastrati. Sono inoltre presenti piccole scappatoie per salire di alcuni livelli senza troppe tribolazioni e alcuni sparuti bachi all’IA. Quest’ultima si dimostra come una delle migliori mai proposte in un rpg con combattimenti in tempo reale: ognuno degli avversari del nostro protagonista utilizzerà al meglio le proprie tecniche cercando di trarre il massimo vantaggio dalla conformazione del campo di battaglia. Ad esempio un velocissimo puma cercherà di sfruttare la sua velocità in campo aperto per rapidi e incessanti attacchi, un arciere o uno stregone eseguiranno attacchi dalla distanza e se incalzati tenteranno di sfuggire al corpo a corpo per guadagnare una posizione più utile alla loro tecnica. Se aggrediti da distanza ravvicinata alcuni arcieri riporranno l’arco per sguainare la spada e proseguire nel combattimento melee.


Emozioni uditive
Manca solo lui, l’audio, il sonoro. Caratteristica da sempre bistrattata e relegata in secondo piano e qui elevata a capolavoro. Non bastasse l’incredibile quantità e qualità degli effetti la colonna sonora fuga ogni dubbio sul tipo di esperienza alla quale stiamo prestando ascolto. Già Morrowind in questo senso riusciva ad eccellere e come gentile omaggio al suo maestro, Oblivion sfoggia non soltanto un repertorio di musiche capaci di fondersi indissolubilmente con qualsiasi tipo di situazione in un connubio quasi sacrale, altresì ripropone alcuni dei temi musicali presenti nel suo predecessore in maniera rivista e rivisitata. Ottimo anche il parlato in inglese, anche se per i non avvezzi il gioco è stato interamente sottotitolato in italiano, con tanto di dialoghi, menù, libri pergamene tutti tradotti in lingua nostrana.
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